Ribaltone in casa nerazzurra: Massimo Moratti lascia il ruolo di presidente onorario del sodalizio milanese ed esce di fatto dall’organigramma dell’Inter: sono passati più di 19 anni anni da quel 25 Febbrio 1995, giorno in cui subentrò ad Ernesto Pellegrini nel ruolo di presidente/proprietario. Insieme a Moratti lasciano ufficialmente l’Inter anche il figlio Angelomaria (che ricopriva la posizione di vicepresidente) e i collaboratori storici Ghelfi e Manzonetto.
I motivi
All’indomani del comunicato con cui Massimo Moratti ha reso pubbliche le sue dimissioni, un comunicato che molti sapevano che prima o poi sarebbe arrivato ma non con queste tempistiche, l’ex presidente, tallonato dai giornalisti, si era lasciato scappare un “presto capirete perché”; frase in seguito smentita, dando la motivazione che ormai aveva fatto il suo tempo all’Inter.
Si tratta comunque di un addio solo alla carica, visto che Moratti detiene ancora il 30% del pacchetto azionario nerazzurro (e ha confermato di non avere intenzione di cederlo). Molti pensano che il gesto dell’ex patron sia legato alle parole di Mazzarri che in conferenza stampa aveva liquidato gli appunti di Moratti con un “non ho tempo per rispondergli”. Ma sicuramente questa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
In realtà da quando Thohir è diventato l’azionista di maggioranza Moratti ha visto piano piano sparire tutte le componenti della sua creazione: via Branca, via Cordoba, via la colonia argentina protagonista della magica tripletta del 2010. Insomma, una serie di eventi a cui negli ultimi giorni si sono aggiunte le parole di Mazzarri e soprattutto quelle del nuovo Ceo Bolingbroke, che ha criticato la gestione economica dell’Inter di Massimo Moratti (come se Thohir non fosse a conoscenza della situazione finanziaria del club quando ha comprato la quota di maggioranza).
I successi…
Con l’uscita di scena di Massimo Moratti si chiude un’epoca; sicuramente i tifosi nerazzurri ricorderanno con piacere i trofei arrivati durante la gestione morattiana soprattutto negli ultimi dieci anni:
- 5 scudetti (su uno si potrebbe aprire una discussione lunghissima)
- 4 Coppe Italia
- 4 Supercoppe Italiane
- 1 Coppe UEFA
- 1 Champions League
- 1 Mondiale per Club
Una bacheca di tutto rispetto; nel periodo di Moratti a San Siro sono passati alcuni degli allenatori più vincenti e dei giocatori più importanti della storia recente del calcio: tra i tecnici è impossibile non citare almeno i più vincenti, Mourinho e Mancini, ma anche Benitez, che in pochi mesi di permanenza può comunque vantare due trofei; tra i giocatori più famosi che sono diventati nerazzurri nell’epoca di Massimo Moratti bisogna ricordare il recordman Zanetti, Roberto Baggio, Ronaldo (quello vero…), ma l’elenco sarebbe davvero troppo lungo.
…E gli insuccessi
Nei primi dieci anni di presidenza, Massimo Moratti ha potuto esultare solo per un trofeo, la Coppa UEFA del 1998 (era ancora una signora competizione all’epoca), ma in campionato dall’epoca di Gigi Simoni fino all’avvento di Cuper l’Inter ha navigato nella parte sinistra della classifica senza andare mai oltre al quarto posto.
Capitolo allenatori: se ne sono alternati davvero tanti, troppi, sulla panchina dell’Inter: Massimo Moratti, soprattutto nei primi anni della sua presidenza (c’è passato anche Lippi, ma nel post-Mourinho il vizio dell’esonero era tornato, lo sanno bene Gasperini, Ranieri e Stramaccioni), è stato considerato un mangia-allenatori.
Ma se prima abbiamo citato alcuni dei campioni che Moratti ha portato a vestire la maglia nerazzurra, non possiamo negare che qualche errore di mercato l’ha commesso anche lui: chi si ricorda di Rambert, l’argentno che arrivò a Milano con Zanetti, ma che sparì in fretta, mentre il suo connazionale si trasformava nella leggenda? Ma anche in questo caso la lista sarebbe lunghissima, ne citiamo solo alcuni: Quaresma, Gresko, Caio, Vampeta.
Ma forse gli errori che hanno creato più fastidio ai tifosi interisti sono stati gli scandalosi scambi con i cugini rossoneri: sorvolando su quelli fatti esclusivamente per realizzare plusvalenze, sono indimenticabili i “baratti” che hanno visto come protagonisti Pirlo e Guglielminpietro, Seedorf e Coco, Brocchi e Brncic.
Ma nonostante tutto: grazie presidente!