Neanche Antonio Conte ha resistito e ha chiamato a vestire l’Azzurro Eder e Vazquez. I due attaccanti di Sampdoria e Palermo stanno disputando un ottimo campionato, niente da dire, ma i dubbi sulla loro convocazione derivano dal fatto che non sono italiani. La storia degli oriundi in Nazionale è lunga, cerchiamo di approfondire un po’ l’argomento.
Eder e Vazquez, gli ultimi oriundi in Nazionale
L’Italia si appresta ad affrontare un doppio impegno contro Bulgaria ed Inghilterra. Nella lista dei convocati, insieme ai soliti noti, ci sono un paio di novità: l’inserimento del regista dell’Empoli Valdifiori e quello degli attaccanti Vazquez (Palermo) ed Eder (Sampdoria). Il primo ha realizzato sette gol e fornito sei assit, mentre il bomber doriano è finito nove volte sul tabellino dei marcatori e ha sfornato due assist per i compagni.
Buonissimi numeri, ma allora perché tutte queste polemiche per la loro convocazione? Per un motivo semplicissimo: non sono italiani. Vazquez è argentino, gioca in Italia solo dal 2013, ma è convocabile grazie al fatto che la madre è di Padova. Eder invece è brasiliano, il primo tesseramento con una squadra italiana risale al 2005 e ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie al bisnonno, originario della provincia di Vicenza.
Le critiche di Mancini e le risposte
Roberto Mancini ha espresso la sua opinione, dicendosi contrario alle convocazioni degli oriundi in Nazionale: secondo l’allenatore dell’Inter, la maglia azzurra deve essere vestita da giocatori italiani, e non da atleti che hanno ottenuto la cittadinanza sfruttando parentele (magari anche lontane) con nostri connazionali. Più o meno della stessa idea si sono dimostrati i tecnici Zeman e Mandorlini. E, anche se l’autore non dovrebbe sbilanciarsi, anche chi scrive questo articolo è dello stesso avviso.
Alle parole di Mancini hanno risposto i rappresentanti (attuale e passato) della Federazione, Tavecchio e Albertini. Il presidente della Figc ha chiuso il discorso dicendo che se uno ha la cittadinanza italiana ha tutti i requisiti per essere chiamato da Conte, mentre l’ex centrocampista del Milan spiega che la convocazione degli oriundi in Nazionale è solo una conseguenza delle scelte e delle strategie applicate dai club di Serie A, che non hanno mostrato molta voglia di investire nello sviluppo dei settori giovanili.
Il Ct della Nazionale Antonio Conte, che aveva provato a convincere a vestire l’Azzurro anche Dybala, che però ha preferito la sua Argentina, ha spiegato che sta facendo tutto nel pieno rispetto delle regole e ha ribadito che non ha forzato nessuno: i giocatori devono rappresentare il Paese che sentono “loro” e l’Italia non può essere un ripiego per chi magari non viene considerato all’altezza dai Ct dei loro Paesi d’origine. Conte ha anche sottolineato che all’ultimo Mondiale gli oriundi presenti nelle varie rappresentative erano ben 83, e che lui non sarà né il primo né l’ulitmo a portare oriundi in Nazionale.
I precedenti
Da questo punto di vista, Conte ha perfettamente ragione: non è certo il primo ad aver convocato giocatori non italiani. Anzi, in alcuni casi gli oriundi sono stati decisivi per il raggiungimento di traguardi importantissimi per la nostra Nazionale. Orsi, Andreolo, Monti, Demaria, Guaita, Guarisi (tutti sudamericani) furono importanti nella conquista dei primi due mondiali vinti dall’Italia, mentre è impossibile non ricordare che tra gli eroi di Berlino del 2006 c’era anche Camoranesi, l’oriundo con più presenze in Azzurro.
Ma se si volesse fare una lista degli oriundi in Nazionale servirebbe tanto spazio: ne citiamo giusto alcuni come Sivori, Angelillo, Altafini e Sormani. Ma dalla fine degli anni ’60 fino alla chiamata di Camoranesi gli oriundi non figuravano mai nelle liste dei convocati: la Serie A viveva un ottimo periodo e sfornava giocatori di alto livello in ogni ruolo. E per un lungo periodo la caccia allo straniero era numericamente limitata.
Dopo Camoranesi, anche il brasiliano Thiago Motta e l’argentino Osvaldo sono riusciti a conquistare un bel numero di presenze, ma sono anche tanti quei giocatori che l’Azzurro l’hanno vestito molto raramente: Amauri e Ledesma sono fermi a una presenza (e difficilmente potranno incrementare questo dato) come Schelotto, mentre Paletta per ora ha indossato l’azzurro in solo tre occasioni (dopo aver vinto un Mondiale Under-20 con la selezione dell’Argentina, ha partecipato al “Mondiale dei grandi” con l’Italia).
Oriundi nelle nazionali giovanili
Il fenomeno degli oriundi è un po’ più diffuso nelle Nazionali giovanili italiane, anche se la cosa fa un po’ meno scalpore. Soriano e Sansone sono nati in Germania e sono entrambi prodotti del vivaio del Bayern Monaco, eppure non ci sono state polemiche per le loro convocazioni nelle varie Under (forse anche il nome italiano dà l’impressione di un legame più forte con il Bel Paese). Presto l’Under 21 accoglierà anche Josè Mauri, centrocampista argentino formatosi nelle giovanili del Parma. In passato ha sfiorato l’azzurro anche il bomber dell’Inter Mauro Icardi, convocato da Evani nell’Under-19 quando la Samp era in Serie B, ma l’attaccante non si presentò al raduno.