L’epicondiliti omerale è una delle patologie più diffuse in ambito sportivo (e non solo), e ha come principali vittime i giocatori di golf, i lanciatori, gli schermidori e i tennisti: stiamo infatti parlando del gomito del tennista, un’infiammazione dei tendini che colpisce maggiormente le persone mature (di età olte i 30 anni), spesso con una fase iniziale lenta che troppe volte viene sottovalutata.
Da semplice sensazione di stanchezza (che sparisce dopo un po’ di risposo), se viene trascurato il problema può trasformarsi in una condizione in cui anche i movimenti più semplici (come ad esempio scrivere) sono causa di forti dolori.
Le cause
L’iperuso continuo dei muscoli di dita, mano e avambraccio causa microtraumi e processi infiammatori a carico dell’inserzione tendinea di questi muscoli al gomito.
Ignorare i primi sintomi può portare a trasformazioni della struttura del tendine, con strozzamenti delle terminazioni nervose o, nei peggiori dei casi, calcificazioni o ossificazioni.
Le cause principali dell’insorgere di questo problema sono:
- la scorrettezza del gesto tecnico
- l’insufficiente preparazione muscolare
- l’utilizzo di attrezzi non idonei alle peculiarità tecnico-fisiche dell’atleta.
I primi due punti spiegano come mai la patologia colpisce più i dilettanti che i professionisti.
Sul terzo punto invece ci sono pareri contrastanti.
Il colpo che più di frequente è la causa dell’epicondilite è il rovescio eseguito ad una mano e con la postura non perfetta.
Per quanto riguarda l’attrezzo, il peso eccessivo della racchetta, un manico dal diametro troppo ridotto o troppo grande (nell’impugnatura la distanza tra la punta delle dita e il palmo della mano dovrebbe essere di circa 5 millimetri), il tipo di impugnatura e la tensione delle corde sono fattori che possono avere incidenza su questo tipo di problema.
Come curarlo
La prima cura è il riposo, evitando di sottoporre i tendini a ulteriori sforzi; si possono indossare dei tutori specifici per il gomito del tennista; ci si può recare presso uno studio di fisioterapia e sottoporsi a massaggi o terapie come onda d’urto, laser o tecarterapia.
Il medico può consigliare l’uso di pomate topiche o farmaci antinfiammatori.
Solo nei casi più estremi, cioè quando le terapie mediche e riabilitative non danno risultati in periodi che vanno da 6 a 12 mesi, si può ricorrere al trattamento chirurgico.
Come prevenire
Come spesso si sente dire, prevenire è meglio che curare.
La migliore prevenzione dall’epicondilite è rappresentata dalla ginnastica del gomito, che garantisce di raggiungere la giusta muscolatura di braccio e avambraccio, in modo da stabilizzare l’articolazione del gomito.
Per questo esistono vari esercizi che con l’uso di semplici manubri e palline da tennis aiutano nel nostro scopo:
- impugnare una pallina in ciascuna mano e stringere più volte di seguito con forza ;
- in posizione eretta, eseguire dei giri, in senso orario e antiorario, con la racchetta impugnata all’estremità del manico con il braccio teso in avanti;
- in posizione eretta, flettere il gomito a 90° impugnando dei manubri (1 o 2 chilogrammi) e, tenendo il braccio aderente al corpo, ruotare l’avambraccio;
- in posizione eretta flettere ed estendere l’avambraccio (tenendo sempre il braccio aderente al corpo) impugnando il manubrio con il palmo della mano rivolto in avanti (l’esercizio va poi ripetuto con il dorso della mano rivolto in avanti);
- in posizione eretta e con gambe divaricate, tenendo il braccio aderente al corpo, far ruotare gli avambracci in senso orario e antiorario impugnando il manubrio.
Anche gli allungamenti sono importanti: fare stretching con l’estensore e il flessore del polso può essere molto utile.