In questi giorni non è raro sentire parlare di pallacanestro italiana solo per il caso che ha coinvolto il playmaker di Milano Daniel Hackett.
La fuga dal ritiro
Tutto nasce alla vigilia della partita amichevole tra la Nazionale azzurra e il Montenegro del 18 luglio (partita poi persa dall’Italia): Hackett abbandona il ritiro della nazionale senza preavviso.
La situazione diventa subito tesa; il giocatore si giustifica scrivendo su Facebook di essere infortunato (con un tendine infiammato, una lesione al costato e un disco alla schiena sgretolato) e che il piano di recupero predisposto dallo staff della Nazionale per rimetterlo in campo in tre giorni non era proprio praticabile. Secondo il numero 12 dell’Olimpia Milano l’ignorare i suoi esami clinici non è una cosa accettabile in una squadra, e questo l’ha spinto a togliere il disturbo, consapevole della possibilità di una squalifica.
La Federazione risponde immediatamente, ribadendo che le condizioni del giocatore (sempre monitorate e frutto di confronti tra lo staff medico della Nazionale e quello del club) non erano così gravi da impedirne l’inserimento in squadra a partire dal 21 luglio.
La sentenza: 6 mesi di stop
La sentenza di primo grado arriva presto ed è pesante: a partire dal 12 ottobre, Hackett sarà squalificato per sei mesi; in realtà il procuratore aveva chiesto cinque mesi, ma il giudice unico Tavazza ha deciso di inasprire la pena per via delle recidive esternazioni del playmaker.
Ancora una volta il giocatore affida le sue reazioni a Facebook, dove scrive (senza fare nomi espliciti, ma il riferimento è chiaro) di essere stato trattato peggio di Suarez, reo di aver morso Chiellini durante la partita mondiale tra Uruguay e Italia, squalificato per “soli” quattro mesi.
Sembrava quindi scontato il ricorso, invece dopo qualche giorno arriva il comunicato dove Hackett spiega di aver deciso, dopo una lunga riflessione, di rinunciare al ricorso.
Il play ringrazia la famiglia, il suo agente, i suoi legali e la Giba, oltre ai tifosi e ai giocatori che gli hanno mostrato solidarietà; ammette di aver commesso un errore e promette di aver ritrovato la strada giusta, pronto a tifare per i suoi compagni di Nazionale.
Le scuse e il riavvicinamento al club
Le scuse al club e i continui contatti con il presidente Proli hanno convinto l’Olimpia Milano a proseguire il rapporto con Hackett (il club avrebbe anche potuto licenziarlo per giusta causa o cederlo, dato l’interesse espresso da squadre turche). Ma la squalifica rimane, il giocatore salterà 26 partite di campionato (potrà giocare in Eurolega) e quindi l’EA7 e l’agente Scotti dovranno per forza di cose rivedere i termini del contratto: Hackett ha già accettato la decurtazione dello stipendio.
Il rasserenamento del clima è dimostrato dal fatto che Cassi, avvocato dell’Olimpia, ha fatto richiesta di riesame, limitato all’individuazione di una misura sanzionatoria più proporzionata; domani l’istanza verrà discussa con la Commissione giudicante della Federazione Italiana Pallacanestro.
Il comunicato degli Azzurri
Le cose sembravano essersi sistemate con le scuse e il riavvicinamento al club, ma evidentemente la vicenda non era pronta per essere chiusa: tramite un comunicato diffuso dalla Federazione arriva la condanna più inaspettata e dolorosa: quella dei compagni di Nazionale.
I giocatori scrivono che Hackett non ha rispettato le regole ufficiali non accettando le valutazioni dello staff medico azzurro e che non ha rispettato neanche quelle regole non scritte che esistono nel gruppo dei giocatori e che rappresentano il codice di rispetto.
La chiusura del comunicato però apre le porte al ritorno di Daniel, purchè impari dai suoi errori e non commetta più azioni che possano mettere a rischio la coesione del gruppo.
Tra i firmatari del comunicato c’è anche il capitano di club di Hackett, cioè Alessandro Gentile: tra i due comunque non ci dovrebbe essere alcun problema, visto che sono amici e le cose scritte nella lettera della squadra Gentile le aveva già dette a voce ad Hackett.