Chi si vuole avvicinare al mondo della pallacanestro avrà sicuramente notato che tutti i siti e i giornali sportivi nelle pagine dedicate allo sport della palla a spicchi danno molto risalto alla NBA.
Ma cos’è l’NBA? È la National Basketball Association, la lega di pallacanestro americana.
Nata nel 1949 dalla fusione di due leghe concorrenti, ha iniziato ad avere una discreta visibilità anche in Italia a partire dalla seconda metà degli anni ’80, quando i grandi nomi di Magic Johnson, Michael Jordan e Larry Bird cominciano a fare breccia nei cuori degli appassionati europei; il Dream Team di Barcellona ’92 ha mostrato al mondo intero che tipo di giocatori era possibile vedere nella NBA.
Il sistema
A differenza dei nostri classici campionati con retrocessioni e promozioni, nella NBA (così come negli altri sport americani) questi concetti non sono contemplati: i team partecipanti, chiamati franchigie, sono gli stessi ogni stagione, a meno che non si verifichino casi di fallimento, rilocazione o ampiamento del numero delle squadre.
I casi di rilocazione e espansione vengono decisi dal consiglio direttivo dalla lega che per individuare le nuove città titolari di una franchigia calcola i benefici che ne potrebbe ottenere considerando dei parametri come la posizione geografica e il numero di abitanti della località, la qualità dell’impianto sportivo e l’eventuale presenza di progetti di investimenti futuri.
Quando una franchigia si sposta da una città ad un’altra si porta dietro tutta la sua storia (nome, palmares, numeri ritirati…)
Draft e mercato
Altra differenza rispetto ai nostri campionati: in America lo sviluppo degli atleti è affidato alle Università e alle scuole superiori, al termine delle quali il giocatore si trova senza una squadra di appartenenza.
Per avere la possibilità di entrare a far parte delle leghe professionistiche, i giocatori si iscrivono al cosidetto draft.
Le 14 squadre che non si sono qualificate ai playoff nella stagione appena conclusa partecipano alla draft lottery che assegna le possibilità di scegliere per primi i giocatori iscritti al draft (in questo modo si dà la possibilità a chi non ha ottenuto grandi risultati di rinforzarsi, rendendo la lega più equilibrata); le altre 16 squadre sono aggiunte alla lista definita dalla lottery in base alla loro posizione finale.
Il draft (che si svolge a fine giugno) è composto di due turni, ma l’ordine del secondo turno può variare rispetto al primo perchè le franchigie possono scambiare il loro posto nel mercato degli scambi dei giocatori.
A luglio le squadre possono scambiare giocatori tra loro e poi possono acquistare i free agent, cioè i giocatori rilasciati dalle franchigia di appartenenza o il cui contratto è scaduto.
Il mercato si chiude a febbraio, dopo l’All Star Game.
Tutte le squadre devono muoversi sul mercato cercando di rimanere al di sotto del salary cap (anche se è possibile sforare questo limite pagando la luxury tax, il cui ammontare viene poi distribuito alle franchigie che non superano il tetto salariale).
Organizzazione e calendario
Attualmente fanno parte dell’NBA 30 squadre, divise in due conference (Eastern e Western Conference), ognuna delle quali è suddivisa in division (Atlantic, Central e Southeast per la Eastern Conference e Northwest, Pacific e Southwest per la Western Conference) , ciascuna composta da 5 franchigie.
La regular season comincia a fine ottobre; durante questa fase della stagione ogni franchigia affronta quattro volte le squadre che appartengono alla propria division, 3 o 4 volte le squadre che appartengono alle altre division della propria conference e 2 volte le squadre appartenti all’altra conference.
Ogni franchigia gioca 82 partite durante la stagione regolare.
A febbraio si gioca l’All Star Game e si chiude il mercato degli scambi.
Ad aprile la regular season si conclude e dopo una settimana di stop iniziano i playoff: le migliori 8 di ogni Conference si sfidano (in base alla posizione in classifica e ai record vittorie/sconfitte) in serie al meglio delle sette partite, fino ad arrivare alle finali di conference; i campioni delle due conference si sfidano nelle Finals, sempre con serie al meglio delle sette partite, per decretare la franchigia campione NBA.
Differenze di regole
Rispetto alle regole applicate a livello internazionale, l’NBA ha apportato qualche modifica per rendere il gioco più spettacolare.:
i quarti sono da 12 minuti (anziché 10), il giocatore esce dal campo dopo 6 falli (anzichè 5), la difesa a zona è permessa solo dal 2002, i campi sono leggermente più grandi e la linea del tiro da 3 punti è a 7,25 metri (contro i 6,75 “europei”), non esiste la regola dei 5 secondi con la palla in mano e la regola dei passi è più “elastica”.